Pochi giorni fa sono stato contattato per dei prestiti di alcuni atleti della nostra società. Non svelerò al momento chi ma voglio soffermarmi sul significato di quanto accaduto.
Prima di tutto, definisco quanto richiesto e la modalità come una delle più grandi mancanze di rispetto verso di me, la mia società, i miei tecnici e tutti quelli che rappresento.
Un dirigente che si palesa a un suo pari chiedendo giocatori e giocatrici ad un’altra società via whatapp, pur essendo un esperto e navigato tesserato della FIPAV, per quanto mi riguarda non ha evidentemente mai capito come funziona o come dovrebbero funzionare le dinamiche tra società e i tesseramenti nel mondo della pallavolo.
Se si voleva in qualche modo collaborare, il dirigente avrebbe dovuto chiedere un incontro di persona, esporre i progetti che ha in mente di fare, rivelare i nomi dei tecnici impegnati in questo nuovo progetto, chiedere eventualmente se ci sono i termini per una collaborazione effettiva e programmare insieme delle attività vista la poi la richiesta di atleti.
“Buondì, che possibilità ci sarebbero di far venire…”
E invece no.
Pensare che tutto poi si possa concludere con un indennizzo economico mi fa andare ancora di più in bestia.
Il valore di un atleta promettente oggi va oltre il solo concetto di indennizzo economico. Togliere gli elementi più preparati tecnicamente dai piccoli centri comporta “la morte” delle squadre stesse e di tutto il movimento. Non sono una persona che si nasconde dietro un dito, il movimento pallavolistico molisano (come quello nazionale) da qualche anno sta vivendo una decadenza mai così veloce. Sempre meno atleti entrano nelle palestre per sacrificarsi in questo sport. Questa cosa la conosciamo tutti. La cosa bella poi è che proprio chi fa richieste del genere vive di queste problematiche.
Con la promessa di giocare in chissà quale campionato e con chissà quale tecnico, utilizzando i social come whatapp si cerca sempre di “arruffianare” gli atleti degli altri e poi via via i genitori.
Niente di più sgradevole e irrispettoso verso chi prepara i proprio atleti con tanto amore e sacrifico, facendo salti mortali.
Personalmente sono stanco di vedere atleti “bruciati” da società che promettono ai giovani largo spazio e poi fanno giocare atleti/e over 30, andando poi a sbandierare ai quattro venti che le loro squadre sono create solo per i settori giovanili.
Mi piacerebbe un giorno essere contattato da società importanti con progetti ambiziosi in ambito nazionale e non regionale.
Se devo prestare atleti e atlete a chi vuole fare campionati di Serie D interregionale (dove per altro al momento abbiamo tutti i diritti con la maschile ed un eventuale ripescaggio con la femminile) sinceramente non lo faccio. Perché il prestito non è volto a far crescere l’atleta tecnicamente e a prepararlo a campionati di livello superiore, ma semplicemente queste richieste vengono fatte solo perché si vuole fare bella figura nei campionati dove si milita, vincere campionati giovanili in Molise e poi andare a prenderle di santa ragione in ambito nazionale.
Il sottoscritto è sempre stato contro chi vuole accentrare il movimento in un unico posto e si è sempre prodigato per farsi che si iscrivano sempre più squadre, con la nascita di più società.
Concludo tutto questo chiedendo a dirigenti, tecnici e atleti di altre società di smetterla di contattare gli atleti e le atlete del Venafro Volley. Noi il nostro piccolo mondo lo coltiviamo con tanta passione e mai ci sognano di utilizzare queste pratiche antisportive. Qui a Venafro si crede ancora nella lealtà e nell’etica sportiva.
Cercate di lavorare di più su quanto avete in palestra e non di andare a prelevare forzatamente gli atleti più promettenti negli altri centri sportivi. Queste vostre manovre non fanno altro che far morire il movimento pallavolistico.
Carlo Nardolillo Presidente della Asd Venafro Volley[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column width=”1/2″][td_block_1 category_id=”299″][/vc_column][vc_column width=”1/2″][td_block_1 category_id=”1″][/vc_column][/vc_row]